E' diabetico, sospeso dal lavoro
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È diabetico, sospeso dal lavoro perché non può fare il turno di notte
Lavora per una ditta di sicurezza privata.
Torino, il 54enne Antonio Franzé è una guardia giurata senza stipendio da un mese. «L’azienda dice che non sa dove mettermi, ma non è vero: so che ci sono dei servizi diurni. Ma a me non volevano farli fare»

Servizio in ospedale
Dopo una vita di notti a perlustrare «obiettivi a rischio» in città, a luglio Franzé è stato spostato all’ospedale Giovanni Bosco. Sempre di notte. Ha iniziato a muoversi meno. E lo stress è aumentato. «Quello è un servizio dove devi litigare con la gente, e non parlo dei tossici, ma proprio della cosiddette persone normali, perché col tempo ho imparato a capire che sono a volte le peggiori di tutte», racconta. «Devi lottare con cinque parenti che vogliono entrare insieme per un paziente – prosegue – poi ci sono i malintenzionati, insomma, mi agitavo spesso. Avevo la pressione alta, una volta sono finito al pronto soccorso e come valore glicemico avevo 403». Alla visita medico aziendale dello scorso novembre, il dottore ha chiesto a Franzé: «Lei sa che non può fare la notte, vero?». «E io ho risposto che sì, lo sapevo, ma che in questi anni mi era sembra andata bene così. Prima di peggiorare», è la conclusione. «Quando l’ho detto al caposervizio dell’esenzione, l’azienda mi ha sospeso per trenta giorni», denuncia Franzé, che aggiunge: «Hanno detto che non sapevano dove mettermi, ma non è vero: so che ci sono dei servizi diurni. Ma a me non volevano farli fare».
L’esposto al Servizio prevenzione
Il 23 dicembre, scaduti i 30 giorni, il vigilantes è tornato dal capo. «Non è mi è arrivata alcuna comunicazione per te», è stata la risposta. Il 24 dicembre Antonio ha capito che era una battaglia persa. Ha chiesto un aiuto economico al fratello. Si è rivolto al sindacato Confintesa, che lo ha aiutato a scrivere un esposto rivolto allo Spresal (Servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro). «Per me non è finita qui però – annuncia la guardia giurata – voglio fare una denuncia in procura. Non si può trattare una persona in questa modo. Io ho detto all’azienda che volevo continuare a lavorare, che mi mettessero di giorno. Mi sono anche offerto per turni da 12 ore, cosa che comunque avevo sempre fatto. Nulla. Dal prossimo mese dovrò trovare un modo per campare perché non posso più chiedere aiuto alla famiglia». Per Gianluca Mennuti, sindacalista di Confintesa, «non è ammissibile da parte di un’azienda come Sicuritalia trattare in questo modo dei lavoratori, anche perché Sicuritalia ha delle postazioni dove ricollocare i dipendenti che hanno queste limitazioni».
03 Gennaio 2018
Tratto da www. corriere.it