Ipoglicemia notturna rischio per il cuore
Argomenti trattati > Fatti e misfatti
Diabete tipo 1. Ipoglicemia notturna rischio per il cuore
Un nuovo studio pubblicato da Diabetes Care fornisce ulteriori evidenze sul fatto sul fatto che l’ipoglicemia può costituire un evento pericoloso e persino mortale per il cuore dei diabetici.

Lo studio
Heller e colleghi hanno esaminato l’effetto dell’ipoglicemia sulla frequenza di aritmie cardiache, sulla variabilità della frequenza cardiaca (HRV) e sulla ripolarizzazione cardiaca in 37 soggetti con diabete di tipo 1 di età inferiore ai 50 anni. Complessivamente, 32 partecipanti (86,5%) hanno sperimentato almeno un episodio di ipoglicemia – all’interno di questo gruppo il 62,2% ha sperimentato almeno un episodio di ipoglicemia notturna – e il 75,7% ha vissuto almeno un episodio di ipoglicemia durante il giorno. Si è visto anche che gli episodi ipoglicemici notturni duravano molto più a lungo di quelli diurni (60 contro 44 minuti), e si registrava una tendenza verso valori più bassi dei livelli di glucosio al nadir dell’ipoglicemia notturna.
Anche se le frequenze totali delle aritmie rilevate erano basse, la bradicardia è stata oltre 6 volte più frequente durante l’ipoglicemia notturna che durante l’euglicemia notturna. Al contrario, la bradicardia era molto meno frequente durante l’ipoglicemia diurna che durante l’euglicemia. Inoltre, le frequenze delle aritmie ventricolari non differivano significativamente durante gli episodi di ipoglicemia notturna o diurna in confronto con l’euglicemia.
Tra le misure della frequenza cardiaca, la cardioaccelerazione è stata rilevata durante l’ipoglicemia diurna, ma non durante l’ipoglicemia notturna. Infine, i prolungamenti dell’intervallo QT corretto (QTc) durante l’ipoglicemia notturna e diurna rispetto all’euglicemia hanno confermato l’effetto proaritmogeno dell’ipoglicemia.”I nostri dati confermano che l’ipoglicemia notturna può portare alla morte per una sindrome rara ma devastante chiamata ‘sindrome della morte nel letto’”,conclude Heller.
Fonte: Diabetes Care 2017
Reuters Staff
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)
10 marzo 2017
Tratto da www.quotidianosanità.it