Persone con diabete discriminate nell’accesso alla carriera militare
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Persone con diabete discriminate nell’accesso alla carriera militare e all’attività sportiva di elevato livello tecnico-agonistico
Per la sola presenza della malattia, alle persone con diabete è preclusa la possibilità di godere del trattamento riconosciuto agli atleti ed alle atlete di valore internazionale nel campo delle rispettive discipline. Ma anche di accedere alle carriere miliari e ai corpi civili equiparati. In una lettera la Federazione Diabete giovanile chiede quindi alle istituzioni competenti di intervenire.

Una discriminazione che penalizza le persone con diabete e che entra in contrasto con il diritto all’uguaglianza sancito dalla Costituzione.
Questo in sintesi l’allarme lanciato dalla Federazione Diabete giovanile che in una lettera al Governo, ai Ministeri competenti, allo Stato Maggiore della Difesa e al parlamento chiede interventi ad hoc per superare “questa ingiusta situazione”. E invita a guardare quanto attuato in Spagna che ha modificato la formulazione della norma che prevedeva l’esclusione dai concorsi per le forze armate delle persone affette da alterazioni endocrinometaboliche con trattamento insulinico, cioè dei diabetici di tipo 1, stabilendo che l’eventuale loro incompatibilità con la professione militare debba essere “motivata individualmente per ciascun individuo sulla base di una certificazione tecnica rilasciata dal sevizio sanitario competente”.
Nella lettera la Federazione Diabete giovanile presenta come esempio, il caso di Giulio Gaetani è un giovane di 20 anni che pratica la scherma, la sua specialità è la spada: “Fa parte della squadra nazionale azzurra ed è sempre stato convocato a tutti i ritiri assoluti, negli anni 2020 e 2021. Il suo palmarés è ricco di risultati di notevole rilievo in campo nazionale ed internazionale. Basti segnalare che ha vinto la coppa del mondo Under 20 negli anni 2019 e 2020. In definitiva è attualmente uno degli atleti più promettenti nella sua specialità. Proprio nel momento in cui avverte la necessità di fare ingresso nel mondo del lavoro e, allo stesso tempo, di potersi dedicare all’attività sportiva con l’impegno che le competizioni di livello olimpico e internazionale esigono, la sua carriera, e con essa le opportunità per lo sport olimpico italiano, potrebbe chiudersi sul nascere perché è escluso da ogni possibilità di entrare a far parte dei circuiti - è noto che si tratta principalmente delle sezioni sportive dei corpi miliari e dei corpi civili dello Stato - che consentono di conciliare l’attività lavorativa con l’attività sportiva. Il motivo è che lo sportivo in oggetto è diabetico. In quanto diabetico, è privo di disabilità fisiche o sensoriali che gli consentano di esser tesserato con il CIP (Comitato Italiano Paraolimpico) e quindi di poter partecipare alle selezioni degli atleti di valore di cui al D.lgs n. 36/2021. Allo stesso tempo, tuttavia, non può neppure accedere ai Corpi militari e civili con le procedure riservate agli atleti. Gli è persino precluso di poter partecipare alle normali selezioni di accesso ai corpi militari in quanto il semplice fatto di essere affetti dalla malattia diabetica è causa di esclusione dalla possibilità di partecipare a tali concorsi”.
Tutto ciò, aggiunge la Federazione, è in palese contrasto con i principio costituzionale del Diritto al lavoro di cui all’art. 4 della Costituzione, posto che il Diritto al lavoro può essere limitato soltanto in presenza di un motivo ragionevole che, nel caso dei lavoratori diabetici, per unanime riconoscimento della comunità scientifica internazionale, non può sussistere per la mera presenza della patologia ma dovrà essere accertato individualmente.
28 aprile 2021
La lettera della Federazione Diabete giovanile
Lettera ricevuta da una ragazza diabetica:
Gent. Antonio,
Questo pomeriggio mi è stato inoltrato un
messaggio da una persona a me vicina, contenente il suo articolo relativamente
al diabete e Forze Armate... e ammetto
di aver provato gioia e stupore, al tempo stesso.
Sto cercando le parole giuste per farle
percepire in breve il messaggio che vorrei le arrivasse.
Mi permetto di porle una domanda: quando
ha realizzato di voler concretizzare la propria vita verso una determinata
strada? Tutti, prima o poi realizziamo... c'è chi lo realizza troppo tardi, c'è
chi in realtà lo ha realizzato già da tempo, ma ha comunque lasciato andare per
la paura del cambiamento e infine c'è chi lo ha realizzato da tempo, non riesce
a lasciare andare e vuole, anzi, pretende, il cambiamento.
Io, purtroppo o per fortuna, faccio parte
di quest'ultima categoria e il mio momento, è arrivato più prima che
poi.
Si dice che non sia la scuola a farti
capire ciò che vorrai farne della tua vita, ma posso invece dire che così, per
me, non è stato.
Durante uno dei workshop organizzati,
decisi di partecipare ad un meeting per l'arruolamento nell'Esercito Italiano e
fatale mi fu questo incontro, letteralmente.
Mi innamorai di ogni singola parola detta
da chi venne a rappresentare questo Corpo, mi innamorai del valore che gli
attribuì e di ogni ideale di cui era ed è rivestito.
In quel preciso istante realizzai ciò che
avrei voluto farne della mia vita.
Finì la scuola, trovai subito lavoro (un
dignitoso lavoro), e tra me e me pensai “Bene, brava!”, ma si sa, il nuovo ti fa
percepire le cose sempre in maniera diversa ed solo è con il subentrare della
quotidianità, che ci si ritrova a far conto con la realtà. E la mia di realtà,
mi confermò nuovamente, quella che era la mia passione.
Odio essere classificata, considerata
invalida a convenienza, perché parliamoci chiaro, di questo parliamo: di
CONVENIENZA.
Ho la glicemia sotto controllo, lavoro,
mangio, faccio sport e sono più in forma di molte altre persone considerate
“normali”. E soprattutto, amo e mi vivo la vita.
Mi è venuto il diabete all’età di sedici
anni, quindi la fase più complessa e al tempo stesso gioiosa e spensierata di un
adolescente, eppure questa gioia io non l’ho mai persa.
Abituarsi al nuovo è difficile, ma dipende
sempre dalla prospettiva dalla quale viene visto questo “nuovo”.
La vita toglie, ma dà anche. Ogni giorno,
in ogni istante, ma bisogna avere la capacità di cogliere.
La parte più triste sa quale è stata? Non
il fatto di essere diventata diabetica, ma il dovere fare i conti con
l’ignoranza che, ahimè, non ha mai un limite.
Mi chiedo spesso se sia più difficile
lasciare andare le cose o se provarci e andare contro questo sistema che ragiona
in un modo completamente sbagliato e lontano dalle mie convinzioni… e sa cosa
penso? Che la parte più difficoltosa sta proprio in ciò, impegnarsi,
sacrificarsi e sentirsi avviliti dall’ignoranza che chi ha il potere
decisionale, ha.
Bisogna capire che il mondo si evolve e
con esso tutto ciò che ci circonda subisce un cambiamento, bisogna prendere atto
che ormai questa condizione (perdonami se non la chiamo malattia, ma malata io
proprio non mi ci sento) è una questione mondiale, ma non da considerarsi
limitante.
Bisogna solo imparare a
conoscerla.
All’inizio di questo lungo messaggio ti
avevo detto di aver avuto dello stupore nel leggere le tue parole e sì, non
poco.
Ho iniziato a studiare giurisprudenza,
proprio per cercare di darmi una possibilità e tutelarmi, considerando che molte
persone a cui mi sono rivolta, pensando mi potessero e volessero dare una mano,
in realtà non hanno fatto altro che chiudermi la porta in faccia.
E anche qui, ho preso atto di quanto il
singolo e il non tornaconto, siano rilevanti per certi soggetti.
Sto inoltre partecipando, nonostante la
situazione che conosciamo, ai concorsi per Polizia e i vari concorsi nelle Forze
Armate.
Ci sto mettendo impegno, sacrificio e
dolore, consapevole della risposta che mi verrebbe data qualora dovessi accedere
alle prove mediche.
Però lo faccio, perché le cose dovranno
cambiare. Io voglio che cambino. E se devo metterci tutto ciò, pensando che
qualcosa potrebbe cambiare, lo farei non una, ma altre mille volte.
Questo per dirle quanto sia importante per
me, vedere che ci sia una persona che ci sia interessata all’argomento.
Quindi, le chiedo, c’è qualcosa che potrei
fare?
La ringrazio tanto per l’attenzione e
spero di non la consideri una perdita di tempo.
Saluti,
Noemi